POLVERE DI STELLE

Il trucco luminescente è in voga da così tanti anni che i giovani, probabilmente, non conoscono il suo opposto: il trucco opaco. Perché (forse) non lo hanno mai visto. A dispetto dei cicli precedenti della moda dove si sono alternate vorticosamente tendenze opposte tra loro, alternarsi, il look translucido resiste tenacemente nel tempo. Certo è che vedere quei visi opalescenti se non che addirittura scintillanti di certe fotografie, soddisfa la vista evocando un mondo fatato. Oggi tra ombretti galxy, super irridescenti e brillantini (oggi si usa dire glitter), non c’è che l’imbarazzo della scelta. Tuttavia è necessario fare attenzione a non prendere lucciole per lanterne: quelle bellissime immagini che  hanno illustrato le migliori riviste di moda degli ultimi decenni, quei visi perlescenti, con maquillage translucidi e sofisticatissimi, sono (purtroppo) difficilmente riproducibili nella realtà: l’incanto del trucco lucido o translucente non durerà più di 10 minuti e, dettaglio fondamentale, visto “fuori luce” (cioè non collocato esattamente nella posizione adatta a ricevere la corretta illuminazione), non vi sarà alcun riflesso. Cioè la magia dei riflessi che la foto ci mostra, svanirà nel nulla regalando alla modella una sgradevole aria scipita, stanca e perfino malaticcia. Perché questa disastrosa differenza tra realtà e finzione fotografica? Perché dal vivo i riflessi “magici” spariscono, sostituiti da altri quasi sempre dannosi (cioè che imbruttiscono, per chi non avesse capito). Questo avviene perché per avere una buona rifrangenza è necessario che modella, luce e camera siano nella posizione giusta. In altre parole, quando la luce viene convogliata sul punto X del viso della modella e a sua volta si riflette in camera, se uno dei tre elementi non è in asse, tutto svanisce. Ecco spiegato il motivo per il quale questo genere di effetto non è possibile ottenerla dal vivo, visto che, nella vita normale, sia la persona truccata, sia la fonte di luce, sia le persone che guardano il viso truccato cambiano in continuazione posizione. 

Ma non rattristiamoci. Se l’effetto translucido è solo per la fotografia, l’uso dei glitter consente di creare maquillage siderali anche per la vita fuori dal set, magari in occasioni del tutto speciali: l’uscita con amici, la discoteca e festeggiamenti vari.Alcuni dei favolosi maquillage studiati da Alberto Dè Rossi per la Liz Taylor-Cleopatra

GLITTER E BRILLANTINI

Per avere una testimonianza di uso abbondante di lustrini dobbiamo risalire al colosso “Cleopatra” di L.Mankiewiz, dove l’attrice americana Elizabeth Taylor interpretava il ruolo della regina greco-egiziana. Il film del 1963 è stato il più grande colossal mai dedicato alla figura di Cleopatra e prodotto nello stesso periodo in cui il cinema hollywoodiano aveva reso celebri personaggi come il “Mosè” di Charlton Heston, i vari miti greci di eroi come “Ulisse”, “Maciste” e company. Il film fece molto parlare di sè anche per l’amore fiorito sul set tra i due protagonisti: Liz Taylor e Richard Burton (lui, ovviamente, nella parte di Antonio). Il film fu un inno alla grandiosità americana. Mai come in questo caso aggettivi come faraonico e americano si trovarono così ben riuniti per dare vita ad un’opera che fu veramente colossale: Le scenografie rilucevano d’oro. Di quello stesso oro così tanto amato dagli Antichi Egizi. Oro che nella loro lingua si chiamava Nub (da cui il nome della Nubia, la terra dell’oro da cui proveniva) e che per loro costituiva la materia con cui era fatta la carne degli dei! Il film esagerato, sfarzoso e kitch perfino nelle scene di battaglia, pretendeva essere anche attendibile nella ricostruzione storica, ma lo sfarzo barocco prese il sopravvento e numerose inesattezze furono compiute in nome, forse, dell’impatto visivo o della drammaticità della vicenda. 

Altrettanto colossale fu il guardaroba della Taylor: durante le 2 ore e 43 minuti di film la regina ricompare sullo schermo indossando ogni volta costume, acconciatura e trucco diversi: una vera ostentazione di grandeur egyptienne. Nel “Guinnes dei primati” figura il maggior numero di cambi di costume: durante le riprese la Taylor ne indossò ben 65 disegnati da Irene Shardoff.   Favolose le acconciature per le quali si scomodò Alexander, il celebre parrucchiere parigino. E il trucco curato da Alberto Dè Rossi, innovativo e spettacolare tanto da aver fatto epoca, resterà per sempre nella storia del cinema. Da quel momento, infatti si è cominciato a parlare di trucco egizio come di “occhi disegnati a coda di rondine”, alludendo ai favolosi maquillages creati appositamente per Elizabeth Taylor dal celebre truccatore chiamato: “il principe del trucco”.  Lavorare su di un personaggio come Cleopatra fu per De Rossi una occasione più unica che rara per dar libero sfogo alla sua creatività; vera manna: brillantini a profusione oro argento e viola, azzurro e turchese ed ombretti altrettanto stupefacenti. Per non parlare delle “code”, con le quali De Rossi terminava il trucco degli occhi sfiorando le tempie della Taylor. A volte le disegnava con linea sfilata, altre aperta a coda di rondine o terminante a triangolo isoscele pieno di colore o di brillantini, il tutto in uno sfavillio di colori degno di un fuoco d’artificio. Un trucco senza precedenti, insomma!

Per meglio capire con quale criterio venivano affrontate le ricostruzioni storiche nel cinema, è necessaria una breve spiegazione: soprattutto in passato, la scelta del trucco, dell’acconciatura e del costume, è sempre stata pesantemente influenzata dalla moda del periodo nel quale veniva girato il film. Quindi avevano ben poco a che vedere col costume adottato nel periodo nel quale il film era ambientato. In questo modo il grande schermo diffuse tutta una serie di “falsi storici”che influenzarono enormemente l’immaginario della gente.
Ecco che ci siamo ritrovati a veder sfilare sullo schermo personaggi femminili dell’antica Grecia, di Roma o di civiltà anteriori e più lontane, ricoperte di poco probabili veli e reggiseni castigatori e con gli occhi disegnati con la virgola all’insù stile fine anni ’50. Fu, solamente grazie a grandi geni e ai loro collaboratori, come Pier Paolo Pasolini con “Vangelo secondo Matteo” (1964) e “Edipo Re” (1967) e come Federico Fellini con “Satyricon” (1969) che si cominciò a proporre personaggi realistici sia per la scelta del tipo fisico, sia del costume, sia del trucco e degli accessori. E’ grazie a questi geni che non siamo rimasti alla Dalila di Sansone e Dalila interpretata da Hedy Lamarr pettinata in stile fine anni’40 e e con la boccona rosso fuoco.
Restando in tema di palpebre scintillanti vi è stato poi il celebre invito a cena con Audrey Hepburn  e Petr O’Toole in “Come rubare un milone di dollari” del 1966, diretto da William Wyler. Nel film la bellissima Hepburn, sempre truccata da Dè Rossi, si presenta al ristorante con le palpebre vistosamente ricoperte di glitter argento e contornate da eye-liner nero.
A quell’epoca i brillantini erano grossi, talvolta ricavati dal vetro spezzato o da materiale plastico. Percui erano anche pericolosi. Quelli di oggi sono sottili, molto più sicuri e innocui e sono disponibili in una infinita gamma di colori. Dagli anni ’60 bene o male i glitter sono sempre stati usati con alti e bassi più o meno sensibili a seconda dei capricci della moda e delle occasioni. Da allora le applicazioni si moltiplicarono in modo esponenziale. Per vedere, poi, un decennio di letargo dalla fine degli anni ’70 fino alle soglie dei ’90. Anni in cui iniziò il boom del trucco lucido. Da allora i cosmetologhi si sono ingegnati nel preparare formulazioni per ogni gusto e esigenza, micronizzando i lustrini mescolandoli con sostanze madreperlate e inserendoli in cosmetici prima inesistenti: fluidi per il corpo, all-over per viso e corpo, gloss, ombretti, matite, ecc. Da allora la corsa verso il “sempre più scintillante” non si è ancora fermata.Trucco ispirato a quello eseguito da Alberto Dè Rossi su Ahdrey Hepburn in “Come rubare un miilone di dollari” del 1966, diretto da William Wyler. Foto di Matteo Macchiavello, trucco Ginevra Daniele.Visto su WHITE sposa the Black and withe Issue, aprile 2009. Foto Cosimo Buccolieri.

UN PO’ DI TECNICA
Una trovata per il trucco da sera, per le occasioni particolari e ovviamente per alcune forme di Body painting, sono i brillantini. Con queste polveri sottili e luminose, si possono inventare fasce di colori decorative o disegni metallici e lucidissimi. In commercio si trovano dei brillantini già pronti, mescolati con una gelatina che dovrebbe garantirne la tenuta sulla pelle. Purtroppo, avendo una diluizione predeterminata, questa formulazione è poco gestibile e ne limitata l’utilizzo, soprattutto quando si desidera saturare completamente una determinata superficie. I professionisti devono preferire, i brillantini in polvere e quindi asciutti, che verranno applicati come vedremo tra breve.  Ricordate che anche in questo caso, un po’ come abbiamo visto coi fondi metallizzati, i brillantini che non riflettono la luce appariranno come piccolissimi punti scuri.
I brillantini si prestano a due utilizzi differenti: il primo consiste nello “spolverare” una zona del viso o del corpo senza ricoprirla totalmente, in modo da ottenere un effetto di riflessi irregolari e cangianti. Il secondo, invece, consiste nel delimitare esattamente una superficie e ricoprirla con essi, in modo da ottenere un effetto compatto e metallico. 

Primo metodo: cospargete semplicemente la zona: l’umidità della pelle dovrebbe bastare a trattenere i brillantini; tutt’al più li potete fissare con un fissatore spray per il trucco. 

Secondo metodo: Scegliete un colore di fondo uguale a quello dei brillantini: giallo se sono oro, grigio perla se argento, avorio per un effetto perlaceo, e così via. Poi applicate i lustrini servendovi di un “collante” idoneo al risultato che volete ottenere. Per una tenuta media basterà un gel per capelli di tipo forte. Diversamente, se il trucco servisse, a un balletto o una rappresentazione che preveda momenti di attrito o di sfregamento sul corpo o un affaticamento che faccia presupporre una copiosa traspirazione, converrà usare dei veri e propri adesivi. Il lattice denso per piccole e medie superfici o il Prosthetic Adhesive che tiene meglio l’umidità o del mastice per posticci ben diluito. In tutti i casi bisognerà lavorare passo a passo tenendo ben presente i tempi di asciugatura dell’adesivo. Su viso e occhi sono consigliati esclusivamente il gel o tutt’al più il lattice denso. Per prelevare i lustrini dal contenitore vi servirete di un pennello a spatola le cui setole avrete reso appiccicose con un po’ di vaselina. 

APPLICAZIONE DEI LUSTRINI SUL VISO
Sappiamo che il trucco del viso richiede spesso maggiori accorgimenti; perciò la descrizione che segue, simile al secondo metodo appena visto qui sopra, è molto più dettagliata.
Delimitate la forma da ricoprire con una matita in tono: ad esempio, se i brillantini sono di colore oro, la matita sarà marrone chiaro oppure oro o ocra. Per piccole superfici con disegni dettagliati, invece potete usare anche un colore ad acqua. Se avete intenzione di metterne sulle palpebre, rinforzate il maquillage, poiché la presenza di una forte zona luminosa sbiadirà notevolmente l’intensità del trucco. Scegliete un colore di fondo il più possibile simile a quello dei brillantini: un cosmetico qualsiasi, un fondotinta grasso, oppure un ombretto, andranno benissimo.
Con il prodotto scelto riempite accuratamente la zona delimitata e poi, incipriate. Se avete adoperato un cosmetico grasso, preparate ora due pennelli a spatola della dimensione adatta alla zona da trattare. Con un pennello passerete un po’ di gelatina per capelli, con l’altro, appena unto di vaselina o di lucida-labbra, prelevate e poi applicate i brillantini che avranno aderito al pennello grazie appunto alla vaselina. Per piccole superfici potrete applicare il gel su tutta la parte; diversamente vi converrà suddividere la parte in zone per evitare che la gelatina si asciughi prima che abbiate il tempo di applicare i brillantini. 


Se dovete fare questo tipo di lavoro su un punto particolarmente esposto o delicato, come ad esempio gli orecchi, oppure eseguire un disegno minuto sul corpo, sarà opportuno sostituire la gelatina con del lattice denso o Prosthetic Adhesive (da non usare sugli occhi). La colla assicurerà una durata di gran lunga maggiore rispetto al gel. Usare la colla è un pochino più difficile, a causa del breve tempo di asciugatura; bisognerà quindi lavorare velocemente suddividendo la zona in porzioni piccole. Il lattice denso può essere diluito con una goccia d’acqua, al fine di stenderlo meglio. Ricordate inoltre di insaponare leggermente il pennello, altrimenti non riuscirete più a liberarlo dal lattice. I brillantini caduti fuori dai contorni potranno essere facilmente rimossi con un pennello piuttosto rigido abbondantemente intinto nella cipria. Eventualmente concludete ritoccando i bordi con matita o colori ad acqua.
Oltre ai brillantini in polvere, sono molto utili anche le pietre sintetiche, impiegate dai costumisti per impreziosire i vestiti o per la fabbricazione di gioielli finti, e quei ritagli di plastica lucida a forma di stelline o lunette anch’esse usate per i vestiti o per i capelli.
Queste piccole decorazioni s’incollano appoggiandole con una pinzetta sulla pelle opportunamente preparata con un minimo quantitativo di colla bianca (lattice). Per finire, vi ricordo che il lattice va tolto con acqua tiepida ed è facilissimo da asportare.

Visto su Visto su WHITE sposa The portrait Issue, aprile 2008. Foto Silvia Tenenti.
Documento Zasmin, Foto Franco Bottino