FASHION MAKE UP

Glamour, styling, shooting, casting, location, fashion: il nostro modo di esprimerci tradisce una spiccata propensione per l’esterofila e una buona dose di autocompiacimento nel servircene. Un tempo si diceva “trucco fotografico”; oggi si preferisce fashion make-up, termine forse più appropriato per descrivere la specificità del modo, dell’intenzione e l’ambito nel quale viene eseguito questo genere di trucco. Il Fashion make-up è quel modo di truccare che esprime le preferenze del momento in cui viene eseguito; del gusto dominante quel periodo, magari brevissimo, in auge solo per una manciata di mesi. Poi viene abbandonato per orientarsi verso un altro stile ritenuto più moderno.

Per truccare fashion bisogna saper abbandonare le metodiche e le regole accademiche legate al trucco inteso come pratica volta al miglioramento dell’spetto fisico. E come tale utile a qualsiasi donna. Il Fashion invece è il trucco delle muse della bellezza; delle modelle per intenderci. Soggetti che non hanno di certo bisogno di essere “aggiustate” ma al contrario costituiscono un superbo supporto per sperimentazioni che starebbero malissimo a qualsiasi donna normale, soprattutto senza l’apporto artistico e tecnico del fotografo oggi enormemente aiutato dal ritocco digitale (per chi lo sa usare: sono in molti a servirsene con risultati scadenti). Nello studio fotografico tutte le attenzioni sono per lei, la modella la quale come un supporto inerte, una sorta di zelig della moda diventa ora ingenua, ora aggressiva ora sensuale.

Lo studio fotografico

Entrandovi, durante un servizio di moda, tè possibile incontrare personaggi dei quali, di primo acchito, non è facilissimo individuarne la professione. Ad esempio, l’indispensabile sarta deve anche stirare gli abiti prima di farli indossare, cucire parti mancanti o che lostylistvuole unire ad esso. Ma tutto lì, sul momento.  Non nel suo laboratorio. Non bisogna dimenticare, infatti, che, frequentemente, le modelle indossano creazioni in buona parte estemporanee. E per realizzarle si usano sempre sistemi sbrigativi e provvisori come: nastro bi-adesivo, colla rapida, ferretti ripiegati come fermagli, pinze da bucato o (se necessario) quelle più energiche usate in studio. Per esempio se la collana è troppo lunga basta accorciarla nella parete posteriore (che non si vedrà in foto) utilizzando un pezzetto di nastro adesivo di carta o un becco d’oca per capelli. 

Anche l’acconciatura, magari bellissima, può nascondere nella parte posteriore (quella che non viene inquadrata) rabberciature e impalcature che durano giusto il tempo della foto.E nel caso in cui serva un maggiore volume di capelli oppure i posticci portati dal parrucchiere non siano sufficientemente voluminosi, basta portarli tutti (capelli veri e finti) sul davanti ed il giuoco è fatto. Così facendo la nuca resterà sguarnita, è vero, ma tanto, nella fotografia, nessuno se ne accorgerà! E se non fosse sufficiente, il parrucchiere può inventarsi una struttura di cartoncino che fissata alla nuca, verrà nascosta dai capelli, portati sul davanti, creando una  pettinatura enorme, voluminosissima… 

Per gli stessi motivi il fondale avrà una dimensione appena superiore a quella dell’inquadratura. Cioè se si ha in programma il ritratto di una persona, in genere, si userà un fondale che consenta al fotografo un movimento abbastanza comodo Per esempio per allargare l’inquadratura e eseguire anche un taglio americano (cioè fino a metà coscia). Ma non di più. 

Sul set

In Italia se sei solo parrucchiere o solo truccatore le tue possibilità di lavorare si riducono del 70-80%:oggigiorno, per lavorare (fotografia e televisione) bisogna essere un “trucco&capelli”…Salvo rari casi dove viene richiesta una prestazione di alta specializzazione, occasioni sempre meno frequenti a causa della necessità di contenere i costi a discapito della qualità del lavoro. 

La scelta di collaboratori, poi, avviene “in automatico”. Per esempio, se ti trovi in un sete si stanno pianificando i lavori dei giorni successivi, hai buone possibilità di venire interpellato per il trucco, visto che sei già sul posto. Questo non perchè tu sia considerato particolarmente bravo, ma semplicemente perché avendoti già “provato”, sanno con chi avranno a che fare. O semplicemente perché è più facile aprire la bocca per chiederti se sei disponibile che aprire la borsa, estrarre l’agenda, sfogliarla, cercare un nuovo nominativo, chiamarlo. Correndo pure il rischio di dover fare altre telefonate se la persona cercata non è reperibile o quel tal giorno è impegnata.

Sul set si deve collaborare. Una necessità qualsiasi deve mettere in allerta tutti. Soprattutto quelli in fondo alla scala: assistenti, parrucchieri, truccatori, ecc. Se il fotografo richiede un pannello riflettente per convogliare la luce sulla tal parte del viso o del corpo della modella, chi fa trucco–parrucco deve immediatamente essere disponibile. Anche perché, occupandosi della faccia dalla modella si dà per scontato che sia in grado di dirigere l’illuminazione nei punti giusti.

Inoltre, l’attenzione, prima e durante gli scatti, deve essere massima. Sempre presenti (ma in disparte e senza disturbare): una ciocca di capelli fuori posto, della peluria in trasparenza che “sporca” l’immagine, una parte del viso troppo lucida o una sbavatura del trucco. E così via. L’addetto al “trucco&parrucco” deve scattare immediatamente.

In questo ambiente di lavoro anche il truccatore cambia modo di porsi rispetto al mondo dell’alta profumeria e dell’Estetica: niente divi-truccatori o maestri inarrivabili. In un set fotografico il truccatore o il parrucchiere (che non raramente è la stessa persona) deve adottare un abbigliamento comodo e funzionale. Come tutti gli altri, del resto. Perché ti può capitare di camminare o di sdraiarti sul limbo o su di un fondale chiaro: in questi casi ci si muove scalzi o si indossano gli appositi copri-scarpe usa e getta. Ne consegue che è meglio indossare abiti che non si tema di sgualcire o di insozzare.

Il trucco

Nel Fashion, non raramente il trucco inteso come mera e ludica decorazione. Si deve stupire cercare l’impossibile, tentare l’intentato: ciò che è apparentemente irraggiungibile. Anche i glitter che negli anni ’60 illuminavano sfarzosamente gli occhi delle star, oggi vengono usati a carrettate. L’eccesso è chic. Ma anche l’assenza, il non trucco, la pelle pulita o lucidata col gloss. Oppure un punto di colore al centro delle labbra e basta; o al lato di un occhio (uno solo, non due, per carità). Le sopracciglia poi, hanno le forme più improbabili: assenti color platino o pesanti come macigni a ridosso delle palpebre mobili che appena guarnite da un ombretto nero-viola esaltano il candore di ciglia lasciate volutamente nude o ripassate col bianco o con l’argento.

Tutto questo è l’attualità della moda. Sono i capricci del mondo delle sfilate e delle modelle, migliori delle veline solo perché un po’ più misteriose (non parlano e di loro si sa poco o nulla) E soprattutto si trasformano: da ectoplasma in t***a, da “bellaimpossibileacquaesapone” in “sfrontatamadmamadellaltaborghesia”, da angelo-sognato in virago-sadomaso.

Documenti fotografici per gentile concessione “WHITE sposa The fantastic issue”, gennaio 20101; foto Mauro Balletti, styling Elena Todros, modella Nastya  Kunskaya per Why Not, Milano.