Mina oggi: i makeup iconici

Mina oggi: il trucco rivoluzionario di Stefano Anselmo

Ecco svelati gli ultimi make-up di Mina Mazzini realizzati dal suo truccatore personale Stefano Anselmo.

La seconda parte della nostra intervista ci fa scoprire altri Trucchi delle Cover di Mina Mazzini oggi a cura del Maestro Stefano Anselmo.

In questo articolo concluderemo il viaggio attraverso i make-up della nostra icona della musica italiana, dal punto di vista del suo truccatore personale e capiremo quanto è importante negli ultimi anni scegliere la formazione giusta tra le scuole per truccatori.

L’intervista a Stefano Anselmo, truccatore della musa italiana prosegue: lasciati ispirare dalle sue risposte alle nostre curiosità 

Il Maestro Stefano Anselmo, fondatore della sua omonima scuola di trucco a Milano, continua a rispondere alle domande della Redazione di ASA.

Continuiamo a parlare dei suoi lavori più importanti! Stefano, può aiutarci a farci conoscere le cover più importanti e i makeup che ha realizzato su di lei come suo truccatore personale?

“Catene”: il trucco drammatico d’ispirazione hollywoodiano a cura di Stefano Anselmo
Mina e i makeup iconici di Stefano Anselmo
CATENE Mina 1984; copertina Foto Mauro Balletti.

Poi fu la volta di “Catene”. La truccai nella sua casa di Monza. 

Quell’anno volevamo ispirarci ai drammoni cinematografici degli anni ’40 e ‘50 come “Tormento”, “I figli di nessuno”, e “Catene” che diede il nome al 33 giri di Mina. Questi film, interpretati da Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, raccontavano storie con fiumi di lacrime, tribolazioni di mogli calunniate, madri incomprese, figli illegittimi e uomini perseguitati da un destino crudele. 

Eseguii un trucco tutto nero con un marcato disegno triangolare che evocava, seppur lontanamente, gli occhi bistrati delle star hollywoodiane del cinema muto. Così come la bocca, truccata con un rosso-nero. Fotografammo nella sua cucina dove, in mancanza di un fondale adatto, mi misi alle spalle di Minamantenendo il mio cappotto nero aperto e teso il più possibile. Mina, Mauro Balletti e la luce della finestra, fecero il resto. 

La cover di “Sì Buana” e il makeup più bello eseguito da Stefano Anselmo 
Oggi: i makeup iconici della cantante Mazzini
SÌ BUANA MINA – 1986, copertina. Foto Mauro Balletti.

Per “Sì Buana” (1986) ho disegnato un’ampia arcata color biscotto che sostituisce le sopracciglia. A mio parere questo è uno dei trucchi più belli che ho eseguito per Mina. A distanza di tanto tempo, infatti, ci chiediamo perché non sia stata scelta questa foto come immagine di copertina del disco. 

Il fotomontaggio al tempo del trucco di Mina per la copertina di “Rane Supreme”

Vorrei citare anche “Rane Supreme” perché, sebbene il trucco non sia niente di speciale, per i giovani sarà interessante come, un tempo, risolvevamo i problemi di fotomontaggio.

Possiamo dire che la copertina di “Rane supreme” in un certo senso è risultante da una serie di idee precedenti, mai realizzate. Già parecchio tempo prima, Mauro pensò a una Mina in abiti maschili, un po’ sulla linea dei ritratti in bianco e nero dei grandi fotografi. Poi ci fu l’idea dell’uomo nudo, ovviamente con la faccia di Mina, sdraiato su un drappo rosso alla maniera di Marilyn nell’arcinoto calendario. Poi l’uomo divenne un culturista con la mascherina disegnata sugli occhi e una vecchia idea di Mina-sumo si tradusse nei capelli tirati con treccia. 

Mina e i makeup iconici di Stefano Anselmo
RANE SUPREME MINA – 1987; copertina Foto Mauro Balletti.
La cover “Sorelle Lumière” nel 1992 

Con un’ironica citazione Mina decise di intitolare il suo disco del ’92 alle sorelle Lumière, in realtà mai esistite. 

Se non ricordo male quella fu la prima copertina realizzata al computer, per la quale con Mauro Balletti lavorammo per più di una settimana in un laboratorio specializzato dove il cervello elettronico – allora si chiamavano così – era conservato in una stanza di circa 80 metri quadrati mantenuta a temperature e umidità costanti. In una stanzetta adiacente vi era la consolle col monitor e l’operatore. All’epoca, i tempi per salvare l’immagine erano talmente lunghi che ogni volta uscivamo a berci un cappuccio, a fare una passeggiata o a fumare una sigaretta. 

Le illustrazioni contengono numerosi riferimenti al cinema classico, come la “M” di murder del celebre film “Il mostro di Düsseldorf”, film tedesco del 1931 con Peter Lorre, diretto da Fritz Lang

Il trucco delle copertine “Lochnes” e “Pappa di latte”

Il trucco della copertina di “Lochnes”, che piace molto a Mauro e a Mina, ma meno al sottoscritto, si basa su un effetto metallizzato color oro. In digitale, poi, Mauro aggiunse bulloni, borchie e l’acqua, virando il tutto verso una tonalità più dorata. 

Desidero citare anche “Pappa di latte” perché è ispirato a un mio precedente lavoro. 

“Da questa strada ci siamo già passati”, dissi scherzosamente a Mauro Balletti quando si decise la linea della copertina. Alludevo a un mio vecchio e folle trucco del ’84 a base di biscotti e cannoli fatto per la prima edizione di “Il trucco e la maschera”. Per Mina, Mauro cambiò l’acconciatura disponendo i cannoli diversamente e modificando il colore della tovaglia. Sulla bocca, invece, niente tazzina da caffè ma il solito rossetto mattone scuro. 

Il makeup alla Gioconda per la cover “Olio” di Mina
Mina e il suo truccatore Maestro Stefano Anselmo per la cover Italiana
OLIO MINA – 1998; cover, interno. Foto Mauro Balletti.

Anche “Olio” è uno dei miei preferiti. 

Il ritratto della Gioconda è, nell’ambito della pubblicità e dell’oggettistica tout court, una delle opere più sfruttate e riprodotte al mondo. Negli ambienti colti dell’arte figurativa è stata amata ma anche odiata al punto da creare, nei primi anni del secolo scorso, una vera e propria tendenza d’opposizione alla sua immagine: la cosiddetta “giocondoclastìa” che si concretizzò nella riproduzione di varie Monna Lisa, munite di derisori baffetti, barbe e simili. Numerosi, poi, anche gli artisti che si sono cimentati in riproduzioni del celebre ritratto. 

Anche noi, contagiati da questa voga e avendo a disposizione il volto di Mina, del tutto simile nei volumi e nella struttura a quello della Gioconda, abbiamo ceduto alla tentazione di riprodurre il volto, ma questa volta in carne ed ossa, della celebre Madonna Lisa

Come la Gioconda nel ritratto di Leonardo, Mina porta le sopracciglia rasate. Quindi non ho avuto necessità di nasconderle. La parte pittorica è sostanzialmente consistita nella ricopiatura dei chiaroscuri del quadro sulla faccia di Mina. In altre parole, Mina teneva in mano un libro con la riproduzione del quadro di Leonardo e io copiavo il chiaroscuro sulla sua faccia. Tutto qui.

Stefano, entrando più nello specifico del suo lavoro da truccatore, quali sono i cosmetici che ha usato per realizzare il makeup della cantante in quest’ultima cover?

Fondi in pasta marrone: marrone chiaro, marrone-verdastro e nero, per le ombre; colori ocra e gialli ocra, in diverse tonalità, per le luci. Ho usato particolare cura nel disegnare le ombre alle tempie, all’attaccatura del naso e delle guance. 

Poi ho incipriato il viso e, per uniformare ulteriormente i colori, ho ripassato con delle polveri opache, ombretti e fard, delle stesse tonalità. 

In un secondo tempo, lavorando in digitale, abbiamo saturato i neri e inserito il craquelé. 

Per il costume abbiamo usato un semplice filo nero messo sulla fronte, una camicia verde muschio con un’ampia scollatura alla quale abbiamo poi sovrapposto la decorazione dell’abito del quadro originale, così come il paesaggio di fondo. 

Mina e il suo truccatore Maestro Stefano Anselmo per la cover Del Mio Meglio n.7
DEL MIO MEGLIO n 7 MINA, 1983; copertina. Foto Mauro Balletti. Truccatore Stefano Anselmo.

E le sopracciglia invece, non gliele ha mai fatte? 

Sì, due volte, la prima marcatamente asimmetriche per “Del mio meglio n. 7” e un’altra volta per una prova che è stata pubblicata ma non è mai diventata copertina dove ho disegnato un unico sopracciglio che attraversava la fronte da una tempia all’altra.

Ultima non per importanza, ci racconti della copertina di “Veleno” il trucco che ha realizzato per Mina Mazzini

Oggi: i makeup iconici della cantante Mazzini
VELENO MINA 2002; copertina. Foto Mauro Balletti.

La foto di “Veleno” mi piace molto, così… algida. 

“Veleno se mi baci ti do il mio veleno, una rosa scarlatta sul seno …” 

Così iniziava una canzonetta del secolo scorso, cantata da qualche femme fatale dallo sguardo consunto portato di una vita lussuriosa, immaginata e forse mai vissuta, né da lei né dal suo pubblico. Quello maschile, soprattutto, che vedeva realizzati, seppur nel sogno del palcoscenico, i più lubrici e inconfessabili desideri della carne. 

Nell’ottobre 2002 Mina presenta “Veleno” il suo CD autunnale. Il titolo corrisponde perfettamente all’espressione sprezzante e un po’ velenosa che la cantante esibisce in copertina dove, dopo anni di funamboliche trasformazioni, si mostra senza particolari camuffamenti. 

Per dare il giusto risalto a questo trucco era indispensabile assumere un’espressione sprezzante e distaccata, in questo caso più efficace dei cosmetici stessi. 

Il trucco è di per sé abbastanza semplice: base diafana, occhi truccati pesantemente in nero e grigio-piombo, con qualche tocco di ombretto grigio-acciaio che si adatta bene all’algido aspetto che abbiamo voluto ricostruire. Per concludere ho applicato delle ciglia artificiali, superiori e inferiori. Ho poi bordato le labbra con una matita grigio scuro e ho applicato un rossetto metallizzato in tinta. 

Nella fotografia Mina indossa una parrucca liberamente ispirata all’acconciatura di “Dracula” di Francis Ford Coppola, indispensabile, come l’abito bianco, a creare un’immagine eburnea, algida e un po’ evanescente. La parrucca, invece è del laboratorio Audello di Torino

Quando uscì “Sulla tua bocca lo dirò”, un mio amico mi disse: 

Non sai proprio più cosa fare su Mina!”

Gli risposi che probabilmente si era fermato alla sola foto di copertina, perché, guardando le illustrazioni all’interno, forse il nesso tra trucco e figure gli sarebbe stato più chiaro. L’ispirazione me la diede la “stanza” creata da Mauro Balletti per l’interno del disco: un ambiente metafisico da “Odissea nello spazio” del terzo millennio, all’interno del quale una splendida tigre a 5 gambe se la passeggia pigramente. Sul soffitto finestre attraverso le quali si intravedono galassie, stelle e pianeti lontani: siamo a bordo di una astronave immaginaria in viaggio nell’iper-spazio. 

Per questo il trucco degli occhi è marcatamente portato verso il naso a imitazione del disegno orbicolare di certi grandi felini.

Stefano, dopo tutto questo intimo viaggio nella storia della musica e del trucco di Mina, avrebbe qualche aneddoto o curiosità da raccontarci?

Mmmmh, penso di sì… 

Quando nel 2001 abbiamo registrato “Mina in studio”, non avevamo previsto un parrucchiere: 

“Tanto mi faccio una treccia e basta” aveva detto Mina. 

Tuttavia, durante la registrazione si presentò il problema dei capelli che fuoriuscivano qua e là dalla cuffia; si rivolsero a me. Purtroppo io sono notoriamente poco dotato per le pettinature: tanto disinvolto coi pennelli, quanto imbranato col pettine. E poi non avevo nulla, né lacca, né pettine, né mollette né spazzola; l’unica che avrebbe potuto aiutarmi sarebbe stata la stessa Mina, la quale però aveva altro a cui pensare. 

All’improvviso, la soluzione. Mi ricordai degli aneddoti narrati da Guglielmo Pasini un vecchio maestro parrucchiere incontrato parecchie volte nella commissione d’esame di trucco della scuola B.C.M. di Milano. Mi spiegò che, un tempo, in mancanza della lacca, i capelli venivano fissati semplicemente con acqua e zucchero. Cominciai a girare per lo studio di registrazione come un segugio alla ricerca di zucchero: tutti erano a dieta e di zucchero non c’era traccia. Fortunatamente vidi un musicista versarsi una lattina di gazzosa in un bicchiere e pensai: gazzosa uguale acqua più zucchero più aromi; è una miscela già pronta per l’uso. Detto fatto, ne versai un po’ in un bicchiere di plastica e, imbevutaci la spugnetta naturale portata per il trucco, allisciai per bene i capelli ribelli. La gazzosa funzionò perfettamente. L’indomani, quando ci incontrammo, Mina mi chiese cosa le avessi messo in testa il giorno prima. “Della gazzosa”, risposi, “l’ho usata al posto della lacca di cui eravamo sprovvisti”. “Ah”, – rispose -, “adesso capisco perché quando ho cercato di pettinarmi la spazzola si è bloccata nei capelli che erano diventati di vetro!” Ridemmo insieme.

Mi viene in mente anche quando fotografammo per la copertina di “Ridi pagliaccio”, quello con la torta in faccia. Presi dalla foga, fotografammo prima la torta rotta, che sarebbe stata poi montata sulla faccia di Minae ci dimenticammo di fotografarla intera. Per cui io mi sdraiai per terra e con l’aiuto dell’assistente cercammo di ricomporla. Infatti, guardando bene la copertina, si vede che alcune candeline sono storte.

E per concludere, Stefano ci regala un altro aneddoto su Mina Mazzini?

Beh, potrei raccontare una cosa che professionalmente, mi ha parecchio inorgoglito come truccatore.

Risale a quando la truccai per la sigla della trasmissione televisiva “Mille e una luce”. 

A fine trucco, la parrucchiera le sistemò i capelli poi, lei si buttò lo scialle sulle spalle e disse: “Ragazzi, io sono pronta; andiamo”.  “Ma non ti sei neanche guardata”, le feci notare. “Perché c’è qualcosa che non va?” mi chiese. “No, le risposi “per me stai benissimo…” Se va bene per te, va bene anche per me”, concluse e uscì dalla stanza.

Registrammo a Viareggio, in uno stanzino con un’unica lampadina penzolante dal soffitto e un registratore Philips che diffondeva la base sonora per il play-back. Ci pensò il grande Ennio Guarnieri, l’operatore di Sofia Loren a dirigere il tutto con effetti di luce degni di Hollywood, giocando anche sul luccichio dei glitter che avevo applicato sulle palpebre di Mina. Quanto a lei, fu subito perfetta al primo “ciak”, tanto che girarono il filmato una seconda volta solo per sicurezza come si fa di solito.

Anche con “Cremona” è successa una cosa buffa. Mina indossava una mantella chilometrica creata appositamente per lei da Gianni Versace: era un suo grande sogno, confessò il grande stilista, poter fare qualche cosa per la “Divina”. 

Nel trucco di Cremona riproposi la classica mezzaluna ’70 tornata di moda in quegli anni. Quella volta, però, disegnai l’ombra così alta alla radice del naso da aver insinuato il dubbio a qualcuno sulla vera natura di questo segno: “Sono le sopracciglia, vero?” Chiese un assistente di passaggio, destando ilarità e sgomento. 

Se vi interessa saperlo, c’ero io a tenere diritto il bavero della mantella con le mani; poi Mauro mi fece sparire con un tocco di mouse. 

Prima di chiudere quest’incredibile intervista, può svelarci una curiosità che si chiedono tutti…. com’è lavorare con lei?

È un po’ come andare in vacanza: lei è sempre di buon umore e accetta di buon grado qualsiasi innovazione le si proponga, pur evidenziando le proprie preferenze e il proprio gusto. 

Più unica che rara, direi, non lei sceglie le immagini in base alla sua bellezza, ma all’intensità dell’impatto che l’immagine può avere. Non a caso ha imposto la foto dello “strucco” come quarta di copertina, pena revocare il progetto di un volume di raccolta di sue fotografie.

Sempre proiettata in avanti, Mina è un personaggio senza tempo, che trascende ogni moda e ogni corrente passeggera. Ferma, inossidabile come la sua voce, attraversa i decenni con lievità e sicurezza consolidandosi quale riferimento internazionale sia per le qualità musicali sia per la gestione della propria immagine: un cocktail perfetto che fa di un essere umano un mito.

Ringraziamo di cuore il Maestro Stefano Anselmo per il suo tempo e per averci dato la possibilità di conoscere qualcosa di più profondo e intimo che riguarda una professionista iconica della storia musicale italiana, Mina Mazzini.

Dietro ogni make-up c’è sempre una storia, una ricerca e un obiettivo finale di lanciare un messaggio… per fare tutto ciò il punto di partenza è la passione e l’amore per questo lavoro, scontato aggiungere competenze e una solida formazione in ambito trucco e beauty presso una delle tante scuole per truccatori.

Il consiglio che ci sentiamo di darvi, è quello di scegliere un metodo serio e concreto, che vi dia delle basi per poter lavorare come professionisti nel settore del Beauty e del Make-Up. Tra le tante scuole per truccatori, quella che può darvi una formazione completa è quella basata sul Metodo Stefano Anselmo e sui suoi manuali di makeup, acquistabili nello store online!